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I Film Raccontati in Giappone

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katsudou benshi japanese film narrator
Oggi guardare un film è un'esperienza coinvolgente grazie agli effetti speciali, i dialoghi, le colonne sonore, le immagini a colori e molto altro, soprattutto nelle sale cinematografiche. Ma prima che venissero introdotte le tecnologie del suono e del colore, i registi dovevano fare affidamento su un numero molto minore di strumenti per raccontare le loro storie al pubblico in modo divertente.

Circa un secolo fa, in Giappone, la richiesta di aggiungere una nuova componente all'esperienza cinematografica si fece sempre più pressante. Esisteva un ruolo molto affascinante per coloro che potevano arricchire queste storie e immergere il pubblico nell'universo dei film. Essi compensavano la mancanza di suoni, colori o effetti speciali colorando i film con la loro voce: i katsudou benshi o benshi (弁士, "narratori di film"). Ma la cosa ancora più sorprendente è che esistono ancora oggi.

Think Again, Al Jolson: Japan’s Silent Movie Culture Is Still Going Strong
Benshi: Forging a Bridge Between Film and Audience (Or… Between the West and Japan)

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OTOWAZA and Benshi narration in Japanese silent film

Georges Seurat

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Georges Seurat


Il suo "Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte" (Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte) si trova all'Art Institute di Chicago. E compariva anche in "Ferris Bueller's Day Off". L'Istituto d'Arte appare solo come una delle attrazioni di Chicago, incredibilmente varie, di cui godono il protagonista del film, il liceale marinaro e i suoi amici, persino l'ansioso Cameron, che esce per un attimo dalla sua vita travagliata mentre è affascinato dal quadro più famoso di Seurat. Più lo guarda da vicino, meno sono distinguibili le sue figure parigine, che si dissolvono in campi di punti colorati.

Georges Seurat rivelò una volta di essere "interessato a trovare una formula ottica" per la pittura da quando aveva solo 17 anni. Seurat trascorse la maggior parte della sua vita adulta a pensare al colore, a studiare teorie e a capire sistematicamente come un colore, posto in una serie di punti accanto a quelli di un altro, crei un colore completamente diverso quando colpisce la retina dell'occhio umano. Come un colore possa farne apparire un altro luminoso e vibrante.

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A Sunday on La Grande Jatte by Georges Seurat: Great Art Explained

Elogio del Bianco e Nero

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Raiders of the Lost Ark Black and White


Austin Kleon (twitter, instagram, newsletter) ci spiega in questo articolo che, nel 2014, il regista Steven Soderbergh ha pubblicato una versione in bianco e nero de "I predatori dell'arca perduta" con la colonna sonora di "The Social Network" come esercizio di studio della messa in scena. Da allora quello è diventato il suo modo preferito di guardare il film di Spielberg.
Ha visto "I predatori dell'arca perduta" probabilmente un centinaio di volte e potrebbe recitare i dialoghi riga per riga, ma quando lo rivede in bianco e nero, riesce ad estraniarsi dalla pellicola ed è come vedere un film nuovo.

E' molto facile considerare il bianco e nero, in questa epoca di effetti speciali sfolgoranti, come qualcosa di antiquato e che non aveva senso di per sè, noient'altro che una limitazione tecnica. Può essere controintuitivo ma invece il bianco e nero è ovviamente un vero e prorio stile che conferisce "gravitas" all'immagine. Non funziona per tutti i film però, alcuni perdono molto, altri invece diventano diversi e forse ancora più interessanti.

Scaricare video da youtube: yt-dlp


Eyecandy - Riprese Cinematografiche

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Eyecandy - Visual Technique Library è un sito che raccoglie esempi di tutte le tecniche di ripresa cinematografica ovvero: animation, architexture, arc movement, aspect ratio switch, breakdown, camera roll, camera shake, cinemagraph, close-up, collage, conveyor, crash zoom, cross dissolve, datamosh, digital gesture, dolly, dolly zoom, double dolly, double exposure, dream core, drone, duplication, dutch angle, fisheye, fixed camera, flash cut, forced perspective, fourth wall, freeze frame, generative, glitch, ground level, handheld, high-angle, hyperlapse, infinite zoom, kaleidoscope, kintsugi, lazy susan, lens whacking, light painting, liminal, locked-on, long take, low-angle, mannequin, masking, match cut, match split, mcu, mirror cam, mixed media, morphing, nerfs, object portal, overhead, panning, parallax, pedestal shot, photogrammetry, pixel art, pov, profile shot, projections, psychedelic, quick cuts, rack focus, reflections, scale shift, screen in screen, set transition, shadow box, silhouette, slit scan, slow motion, snorricam, split diopter, split screen, spotlight, step printing, stop motion, stylistic suck, super zoom, surrealism, synthwave, tilt, tilt shift, timelapse, tiny planet, tracking, transition roll, trucking, two-shot, typography, vhs, voyeur, whip pan, wide shot, wipe, zoetrope, zoom.


Agnes Varda, Cleo e i Femminismi

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Agnes Varda Cleo de 5 a 7
La giornalista Anna Menale si occupa di femminismo e diritti delle donne e ne scrive e racconta nella sua newsletter Femminismi.

Un esempio è l'approfondimento che fa in Cléo dalle 5 alle 7: la lente femminista di Agnès Varda.

Questo punto di vista sempre un po' sfuggente per l'altra metà del cielo (quello maschile) è fondamentale per provare a capirne qualcosa di più di tematiche finora sempre troppo trascurate.

Agnès Varda


Through Agnes Varda's Looking Glass

Fritz Lang Blade Runner 1929

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Come ipotizzato tempo fa cominciano ad arrivare i primi barlumi di pellicole immaginarie create con la AI. E' il caso di "Blade Runner 1929" by Fritz Lang. Si tratta per ora di una sequenza di screenshot che raccontano una storia che mescola insieme in modo particolarmente riuscito elementi di Blade Runner (1982) e di Metropolis (1927), due capolavori sorprendentemente sovrapponibili.

L'impiego di LLM è a dir poco controverso e giustamente molto malvisto dalla community di artisti. Però a volte qualche scintilla ci sorprende. Oltre a vedere pellicole reinterpretate con stili molto riconoscibili (vedi vari titoli alla maniera di Wes Anderson, oramai parodia di sé stesso) emerge anche questo trend di fare la fusione di due film. Se si scelgono due capolavori il risultato potrebbe non essere del tutto da buttare. Certo per ora c'è sempre la mano di qualcuno che guida completamente il processo, perchè questi modelli non hanno coscienza, emozioni, intenzione, nulla. E quindi è solo uno stimolante esercizio di stile.

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Wargames Making Of

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40 anni fa, sullo schermo cinematografico, il liceale David Lightman (Matthew Broderick) riuscì involontariamente ad infiltrarsi in un supercomputer militare mentre era alla ricerca di nuovi videogiochi. La trama racconta che, dopo aver avviato una partita di "Guerra Termonucleare Globale", Lightman induce il supercomputer ad attivare l'arsenale nucleare degli USA in risposta alla sua minaccia simulata come Unione Sovietica. Una volta che lo sprovveduto hacker capisce quello che ha messo in modo, con l'aiuto della sua ragazza (Ally Sheedy) cerca di trovare un modo per allertare le autorità e fermare l'inizio della Terza Guerra Mondiale.

WarGames (1983) | Behind the Scenes è una compilation di featurette che offre un ampio sguardo sulla produzione del cyber-thriller del 1983, WarGames. Include spezzoni del film, filmati dietro le quinte e interviste al regista John Badham, agli sceneggiatori Lawerence Lasker e Walter F. Parkes, a Matthew Broderick, Ally Sheedy, Barry Corbin e molti altri.

rottentomatoes

★ DVDXtras: behind the Scenes