Godel, Escher, Bach è valso a Douglas Hofstadter il premio Pulitzer al suo esordio come scrittore, nel 1979.
Il libro ("GEB" per gli affezionati) esplora temi comuni nelle vite e nelle opere del logico Kurt Gödel, dell'artista M.C. Escher e del compositore Johann Sebastian Bach, ed espone concetti fondamentali per la matematica, la simmetria e l'intelligenza.
Attraverso brevi storie, illustrazioni e analisi, "GEB" illustra come i sistemi possono acquisire un contesto significativo nonostante siano fatti di elementi "senza senso". Discute anche l'autoreferenzialità e le regole formali, l'isomorfismo, cosa significa comunicare, come la conoscenza può essere rappresentata e memorizzata, i metodi e i limiti della rappresentazione simbolica, e persino la nozione fondamentale di "significato" stesso.
In risposta alla confusione sul tema del libro, Hofstadter ha sottolineato che Gödel, Escher, Bach non riguarda le relazioni tra matematica, arte e musica, ma piuttosto come la cognizione emerge da meccanismi neurologici nascosti. Un punto del libro presenta un'analogia su come i singoli neuroni nel cervello si coordinano per creare un senso unificato di una mente coerente, paragonandolo all'organizzazione sociale mostrata in una colonia di formiche.[1][2]
La tagline "una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll" è stata usata dall'editore per descrivere il libro.
The Man Who Would Teach Machines to Think
The foundations of mathematics are unproven
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