Una delle più eclatanti interazioni tra arte e tecnologia è la fotografia. La prima foto venne probabilmente scattata nel 1826 da Joseph Niepce. In quel periodo la pittura mirava alla precisione della riproduzione, concentrandosi su prospettiva, luce, ombre ecc. Poco più di 10 anni dopo Louis Daguerre aveva perfezionato il processo fotografico a tal punto che Paul Delaroche affermò: "oggi muore la pittura".
In realtà, invece, la pittura è viva e lotta sempre insieme a noi, e la fotografia l'ha liberata da tutta una serie di "obblighi" di rappresentazione come i ritratti, i paesaggi e tutto quanto ha a che fare con il realismo. La fotografia ha permesso alla pittura di fare un passo avanti.
E questo ricorre sempre nei nuovi media. Quello appena arrivato sembra scalzare il vecchio e mandarlo in soffitta per sempre, ma in realtà ciò che cambia è il vecchio modo di fare le cose, al quale subentrano un rinnovato vigore, spirito e potenzialità. Tutto sta, quindi, a saper cogliere gli aspetti salienti.
Nel video, Tika poi prosegue nell'illustrare il funzionamento di base delle reti neurali convoluzionali che vengono impiegate per il riconoscimento di pattern, siano questi foto di gatti, testo o musica, e poi ci mostra cosa succede ad invertire il processo e fare produrre alla rete neurale le immagini, o le parole, o i suoni che questa è stata addestrata a riconoscere.
La fine dell'arte, come la conosciamo oggi.
Mike Tyka
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