Questo action platformer, adrenalinico in modo inopinato, è come gli stivali di gomma in Braveheart: un anacronismo.
Pensate al 1984, quando grossi blocchi di pochi colori ardivano chiamarsi pixel, (mentre i loro pronipoti odierni sono invece microscopici granelli di policroma sabbia dei sogni): questo è lo stile adottato da Super Crate Box, ma mai come in questo caso è facile farsi abbindolare dalle apparenze. Ogni progresso nel game design di FPS degli ultimi 25 anni trova qui una collocazione bidimensionale.
Ci sono spettacolari bazooka, che è raro veder detonare tra piattaforme abituate ad essere calcate da agili idraulici e vezzose principesse, mitragliatori, doppie pistole (maneggiate alla John Woo, anche se è tutto risolto in un pixel c'è da esserne certi) lanciafiamme e la 44 magnum di Dirty Harry che fa sobbalzare tutto lo schermo.
Forse qualcuno noterà una assonanza nel titolo di questo gioco che si rivela esilarante. Chi la intuisce non se lo faccia scappare.
E gli altri nemmeno.
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