I primi occidentali a sbarcare a Zipango, il mitico paese citato da Marco Polo nel resoconto del suo viaggio verso oriente, furono i portoghesi, in pieno 1500. Furono aiutati dalle basi commerciali che avevano dislocato lungo tutta la costa dell'oceano Indiano, ultima delle quali Macao, che permetteva di doppiare la penisola cinese e spingersi nello sconosciuto e tempestoso mare del Giappone.
Era il periodo dello shogun Tokugawa, che comandava un armata di decine di migliaia di uomini, aveva unificato il comando dell'arcipelago e sotto di lui una sessantina di signori governavano i loro feudi. L'imperatore restava quasi prigioniero della gabbia dorata del suo palazzo, senza praticamente alcun potere.
William Adams, il primo inglese a sbarcare nel paese del sol levante, sessant'anni dopo i primi portoghesi, riuscì a farsi strada fino a diventare un importante consigliere dello shogun. Era sopravvissuto ad un allucinante viaggio attraverso due oceani, l'Atlantico e lo sterminato Pacifico, doppiando lo stretto di Magellano. Di cinque galeoni che erano partiti dal'Olanda ne arrivò uno soltanto, con l'equipaggio decimato e in condizioni disperate.
Attraverso il minuzioso studio dei carteggi e della documentazione a disposizione delle British Library, Giles Milton confeziona un saggio che ha il sapore di un romanzo, e svela interessantissimi dettagli sull'attività della Compagnia delle Indie Orientali.
L'ambientazione e le vicende sono le stesse che racconta, romanzandole, James Clavell nel suo famoso best-seller del 1975: "Shogun".
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