Blenderart è un bimestrale che parla del concorrente open-source di MAYA: Blender.
Dopo l'uscita del primo cortometraggio completamente realizzato con software open-source, "Elephant's Dream" (liberamente scaricabile), il prodotto sta acquistando peso e risonanza nella comunità, mentre i vecchi concorrenti subiscono gli effetti della solita (pessima) fusione tra Alias e Autodesk che probabilmente danneggerà sia Maya che 3Dstudio Max.
L'ultimo numero di Blenderart magazine contiene un articolo sull'uso di POVray come rendering engine per Blender.
Beccato grazie a l'autore della geisha spaziale di Star Wars , la regina Amidala (oltre al micidiale sith Darth Maul): è Ian McCaig.
Non è semplice reperire materiale di questo bravo artista che collabora anche con Gnomon Workshop, ma qualche interessante risultato lo riporta anche google images.
L'autore californiano ha girato un po' il mondo prima di approdare alla Industrial Light and Magic e collaborare a Hook, Frankenstein. Bram Stoker's Dracula, Interview With a Vampire, Terminator II ecc.
Chi si chiedeva chi mai avrebbe osato raccogliere il testimone lasciato dall'opera di M.C.Escher ora un'idea forse ce l'ha: è Rob Gonsalves.
Con un pizzico di Magritte e Dalì, l'artista canadese nato nel 1959 dipinge quadri che appartengono ad un "realismo magico" e che preferiscono cimentarsi con l'immaginazione piuttosto che con i segreti del subconscio o la psicologia dei sogni.I quadri di Gonsalves fondono due realtà diverse giocando sui particolari, e la contrapposizione suscita lo stupore dell'osservatore.
Tim Shelbourne è un alchimista esperto di Photoshop. Ha accumulato una esperienza ventennale come artista e illustratore prima di convertirsi alle tecniche digitali. Il suo occhio attento gli ha consentito di indagare nei vari strumenti e le loro infinite combinazioni per produrre la pietra filosofale dei tutorial: il più potente algoritmo per riprodurre un disegno a matita da una fotografia.
La tecnica è eccezionale ma riprodurla non è semplice.
Giacomo Mazzocato ha realizzato una color-wheel in AJAX, molto comoda da usare, che permette di verificare al volo il contrasto di colore tra sfondo e testo di una pagina web.
Esistono diversi di questi programmi in rete ma questo finora è il migliore in quanto a velocità nell'utilizzo.
Bengal è un giovane illustratore/designer francese dal tratto che si ispira ai grandi maestri d'oltralpe come l'immancabile Moebius.
Il tratto è morbido e sciolto, l'uso del colore è ardito e consapevole della luce viva sui materiali. Ed i soggetti non sono da meno.
La gallery è ricchissima di immagini fantastiche riprodotte in dimensioni generose. Solo i thumbnail sono piccini ma questo non fa altro che aumentare lo stupore di scoprire cosa si nasconde dietro quello strano dettaglio che nulla svela.
collision detection è il blog di Clive Thompson, uno scrittore che si occupa di scienza, tecnologia e cultura per diverse testate famose a livello globale, come il NYT magazine o Wired.
I suoi pezzi sono scritti in modo sagace, e sono pieni di suggerimenti arguti. La posizione di Clive non risente dei preconcetti di cui abbonda la grande rete e a cui si adeguano le molte pecore dotate di un account su splinder o blogger.
Un esempio di queti contenuti sono le discussioni su "la vallata impossibile", quel regno in cui ci stiamo addentrando dove il progresso tecnologico nella computer grafica permette delle vere truffe estetiche che invece di gratificare l'occhio opprimono la coscienza.
gameinnovation è un progetto di Carnegie Mellon University che racconta la storia delle piccole invenzioni che si sono susseguite nei 40 anni di vita dei videogame.
Dal primo uso di un power-up (1981: la pillola di Pac-Man) al primo KO instantaneo in un picchiaduro (1987: Barbarian), dalla prima volta che è stata usata la generazione procedurale in un RPG (1980: Rogue e i suoi fratelli) al primo gioco con una musica interattiva (1990: Extase).
Ognuno può dare il proprio contributo per scrivere la storia del videogame.
Il film è una storia d'amore sospesa tra ricordi, sogni e "danni mentali non più gravi di una bella sbronza". La sceneggiatura da Oscar viene portata sullo schermo con un apparente tripudio di effetti, mentre spesso sono geniali trovate sceniche dell'astuto regista francese che non hanno nulla di elettronico. Le cineprese spesso danzano una loro precisa coreografia, le persone scompaiono come sabbia che si impregna di inchiostro e la partitura musicale a volte consiste di strane strisce sul pentagramma e tic tac usati come piccole maracas.
L'odio per il cliché si manifesta fino ai titoli di testa, che (s)compaiono dopo quasi 20 minuti dall'inizio, e quelli di coda, vezzosamente giustificati a destra.
[update:] Un backstage sulla realizzazione di alcune scene
[update:] Questo film è secondo nella classifica dei migliori 100 film di fantascienza della storia del cinema di rottentomatoes.com