Il cuore delle parole
Il professor Nicola Gardini, insegnante di letteratura italiana ad Oxford e scrittore, spiega nella sua lectio magistralis che terrà il 23 giugno al festival della poesia di Parma il valore delle parole che ci giungono da lontano, attraverso mille pericoli e "quella violenza irrazionale, ma spesso intenzionale" che ha disperso i quattro quinti della letteratura antica. Una mole di conoscenza immane che se fosse tra noi oggi avrebbe plasmato il mondo in modo assai diverso. Un'arte che è la più ingenua, nei mezzi, e la più mefistofelica, nel significato: la poesia. La cura più potente per la malattia di questo nostro tempo.
Aprendo una qualunque edizione moderna di Virgilio o Orazio, non apriamo semplicemente un libro: noi apriamo le braccia ad un sopravvissuto [...] e compiamo il gesto più civile che si possa compiere [...] diamo ospitalità ad uno straniero (lontano nel tempo invece che nello spazio) [...] anche solo un verso di Omero è un miracolo della fortuna [...] Accogliendo l'antico, faremo simbolicamente resistenza a qualunque sopruso (questo abbia subito).
Non solo lo straniero è soccorso e salvato e, dunque, molto probabilmente ci resterà amico, ma noi, con lui, diventiamo nuovi. Attraverso lo straniero, nella nostra stessa casa, entriamo in contatto con un mondo che non conoscevamo. E la scoperta di una realtà diversa, oltre a produrre piacere di per sé, ci rende forti. Chi conosce - diceva Lucrezio - non ha paura.
La parola dei poeti antichi, nella sua totale diversità, non è necessaria: noi non la aspettavamo [...] come la soluzione a un enigma di cui non si sapeva l'esistenza. [...] la nostra mente ricomincia a pensare, a immaginare e si impegna a capire [...] ogni vocabolo acquista un'importanza primigenia.
image source: Nymphs Finding the Head of Orpheus by John William Waterhouse