"La bellezza occidentale è radiosità, maestà, grandezza e ampiezza. In confronto, la bellezza orientale è desolazione, umiltà. La bellezza nascosta". Così dice il kendo sensei Shozo Kato in un video di The Avant/Garde Diaries. Ma la parola usata nei sottotitoli "desolazione" non corrisponde a quella usata effettivamente dal maestro: wabi-sabi (侘寂).
Ovviamente c'è molto di più in questo concetto. Nel suo libro, "Wabi-Sabi for Artists, Designers, Poets & Philosophers", Leonard Koren pensa che occupi "più o meno la stessa posizione nel pantheon giapponese dei valori estetici (cioè, la filosofia della bellezza), di quella che occupano gli ideali greci di bellezza e perfezione in Occidente".
Sono stati fatti tutti i tipi di tentativi di incapsulare questo modo di sentire, comunemente inteso essere una "accettazione della transitorietà e dell'imperfezione".
Purtroppo, come molti concetti filosofici, il wabi-sabi non può essere facilmente spiegato o tradotto. Ma questo non è un motivo per arrendersi. Si tratta di un concetto significativo nella cultura giapponese, e che può essere apprezzato ovunque. Soprattutto nell'era della perfezione a tutti i costi.
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