Nel corso della vita di chiunque arriva un momento in cui siamo rasi al suolo oltre la nostra capacità di recupero da perdite al di fuori del nostro controllo: lacerazioni del cuore che sono quasi insopportabili, che ci lasciano privi di un terreno solido. Che fare allora ?
La paura è un'esperienza universale. Anche l'insetto più piccolo la sente. Se mettiamo un dito vicino ai corpi morbidi e aperti degli anemoni di mare loro si chiudono immediatamente. Tutto lo fa spontaneamente. Non è una cosa terribile provare paura di fronte all'ignoto, fa parte dell'essere vivi, qualcosa che condividiamo tutti. Reagiamo contro la possibilità della solitudine, della morte, di non avere nulla a cui aggrapparci. La paura è una reazione naturale all'avvicinarsi alla verità.
Se ci impegniamo a rimanere esattamente dove siamo a sentire, allora la nostra esperienza diventa molto vivida. Tutto diviene molto chiaro quando non si può fuggire.
Quando iniziamo a farlo davvero, verremo continuamente umiliati. Non c'è più spazio per l'arroganza che deriva dall'avere degli ideali. L'arroganza che inevitabilmente cresce verrà continuamente abbattuta dal coraggio di riuscire a fare un passo avanti. Il tipo di scoperte fatte attraverso la pratica non ha nulla a che fare con il credere in qualcosa. Ha molto di più a che fare con il coraggio di morire continuamente.
La vita può essere un buon insegnante e un buon amico. Le cose sono sempre in transizione, se solo riuscissimo a capirlo. Nulla va mai esattamente come avremmo voluto. Questo stato sbilanciato e incompleto è in realtà una situazione ideale in cui non possiamo essere sorpresi e possiamo aprire i nostri cuori e le nostre menti oltre ogni limite. È qualcosa di tenero, gentile, indeterminato.
Riuscire a stare con questa scossa, restare con un cuore spezzato, con uno stomaco che borbotta, con la sensazione di disperazione e di volersi vendicare, questo è il percorso del vero risveglio. Rimanere con quell'incertezza, e sviluppare l'abilità di rilassarsi in mezzo al caos, imparare a non farsi prendere dal panico: questo è il percorso spirituale. Ottenere il talento di catturare noi stessi, di catturarci delicatamente e compassionevolmente, è il percorso del guerriero. Ci riprenderemo un milione di volte, ed ancora una volta, che ci piaccia o no, ci induriamo nel risentimento, nell'amarezza, nella giusta indignazione, induriamo in ogni modo, anche nel senso di sollievo, nel senso di ispirazione.
In effetti, stiamo abbandonando del tutto il controllo e lasciando cadere concetti e ideali. Questo inizia con la consapevolezza che qualunque cosa accada non è né l'inizio né la fine. È esattamente lo stesso tipo di normale esperienza umana che sta accadendo alle persone comuni dall'inizio dei tempi. Pensieri, emozioni, stati d'animo e ricordi vanno e vengono, e la nozione di base è sempre la stessa.